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Il nostro futuro

Il nostro futuro

Autore: Alec Ross

Editore: Feltrinelli, 2016, pp.309, € 19.50

Genere: saggio sull’analisi di scenari e sull’impatto dell’innovazione

Chiave di lettura: Come affrontare il mondo nei prossimi vent’anni

Frase chiave: “L’innovazione porta con sé promesse e pericoli. Le forze che stanno generando progressi senza precedenti nell’ambito della ricchezza e della salute sono le stesse che possono permettere ad un hacker di rubarti l’identità o di violare la tua casa. Un computer che è in grado di accelerare l’analisi dei documenti legali può al contempo ridurre il numero degli addetti nel settore giuridico. I social network possono tanto aprire le porte per formare nuove connessioni quanto creare nuove forme di ansia sociale. La digitalizzazione dei pagamenti può facilitare il commercio o permettere nuove forme di frodi”.


 

Bell’aspetto, passione per le nuove tecnologie, fiuto per i temi emergenti. Alec Ross, classe ’71, è il tipico ragazzone americano che si è fatto da sé. Da studente si è guadagnato da vivere a Charleston, Virginia Occidentale, pulendo il vomito di notte dai pavimenti del Civic Center dopo i concerti di country. L’illuminazione su cosa fare da grande arriva durante il suo viaggio in Italia. Qui, nella terra dei genitori, studiando all’Università di Bologna il Medioevo e il Rinascimento, comincia a intuire che il suo lavoro dovrà essere nel campo dell’imprenditoria e dell’innovazione. Coltiva sogni ambiziosi, ma non immagina arrivare così in alto, e in così breve tempo. Ma l’America è l’America. Fonda una società digitale, insegna tecnologie alla Columbia University. Poi, il grande salto: da figura di rilievo nella campagna presidenziale di Barack Obama (2008) a consigliere per l’Innovazione del Segretario di stato Hilary Clinton. Una posizione di prestigio che gli consente di viaggiare per il mondo, in lungo e in largo, per seguire gli sviluppi tecnologici e il loro impatto sulle nostre vite future. Raccoglie tanto materiale e, quando si ferma, non può fare a meno di scrivere un libro. È così che nasce Il nostro futuro. Ed è subito best seller.

 Un saggio brillante, stile reportage su un millennio che fugge. “Vent’anni fa avrei voluto scrivere un libro capace di prevedere la rivoluzione di internet. Oggi ho provato a scriverlo io”. Ma il mondo è andato molto avanti e le questioni emergenti   sono ora la robotica, la genomica, e le bioscienze avanzate, la moneta digitale (Bitcoin), la cybersicurezza, temi ampiamente argomentati nel libro. Il capitolo “Geografia dei mercati emergenti” offre uno spaccato su come Paesi, sino a ieri considerati Terzo Mondo, stiano conoscendo una rinascita che ha del miracoloso. Ad esempio il Kenya, dove la tecnologia è fra le più avanzate. Ross racconta di essere stato colpito in particolare da una app mobile di messaggistica di testo e vocale chiamata iCow, progettata una donna. Oggi è adottata da molti piccoli allevatori di bestiame da latte. iCow fornisce informazioni su tre momenti chiave dell’attività produttiva: mestruazione, mungitura e mercato e informa gli allevatori dei periodi di gestazione delle mucche, raccoglie le registrazioni dei vaccari su mungitura e riproduzione, e invia messaggi sulle pratiche migliori per l’attività lattiero casearia. Inoltre, avverte gli allevatori sui giorni di massima domanda del latte. iCow, è connesso a centinaia di potenziali acquirenti nella regione su una piazza del mercato creata dal cellulare.Una soluzione che elimina la necessità di percorrere lunghi tragitti sino al mercato più vicino per vendere il latte. Per ogni dollaro speso con l’uso di iCow, l’allevatore medio ne guadagna altri 77”. E ancora, lo sviluppo del prodotto M-Pesa, un esempio di innovazione frugale ai massimi livelli: un paese privo di banche tradizionali, quali era il Kenya, ha creato un intero sistema bancario usando cellulari e schede “gratta e vinci”. Niente male per un paese arretrato!

E che dire del Ruanda, tristemente famoso per la strage dei Tutsi del ’94. Oggi, uno dei Paesi più evoluti dell’Africa orientale, grazie anche all’eccellente connessione ad internet che consente di collegarsi al mondo e aprire uno scambio di merci ad alta tecnologia. Tra il 2001 e il 2013 il suo Pil ha registrato una crescita annua dell’8% e la povertà è fortemente diminuita. Il Presidente, Paul Kagame, benché avversato dalla stampa internazionale, ha trasformato un paese tribale, artefice di uno dei più grandi genocidi dell’umanità, in una nazione con un’economia avanzata e una strategia d’innovazione fra le priorità nell’agenda del governo. Da economia agricola è passata di colpo ad una basata sulla conoscenza, scavalcando la fase industriale. L’esperimento ha funzionato. E l’Europa come è messa? A fare da caposcuola è addirittura l’Estonia, chi l’avrebbe mai detto! Dalla crisi alla caduta del Muro, nel giro di pochi anni è diventata uno dei paesi più innovativi del mondo. Merito anche del presidente Mart Laar tecnocrate e visionario. La rinascita è iniziata mettendo fine alle aziende di proprietà statale e stabilizzando l’economia. Dal ‘92 al ’95 l’inflazione è calata del 1000%. Successivamente, Laar ha aperto le porte all’economia mondiale riducendo le tariffe doganali e cancellando ogni restrizione alle importazioni, ha modificato le Leggi sulla cittadinanza per offrire pari diritti civili ai residenti stranieri e ha sviluppato una propria rete di telefonia digitale; un miracolo considerato che, durante il regime Sovietico, meno della metà degli estoni possedeva una linea telefonica. Inoltre, dal ’98 ogni scuola è connessa a internet e nel 2000 il Parlamento ha introdotto per legge l’accesso a internet nel novero dei diritti umani. L’Estonia riceve una quantità di investimenti pro capite più alta di qualsiasi altra economia dell’Europa centrale, e il suo modello di sviluppo fa scuola. Scorrendo il libro scopriamo tanti altri casi di eccellenza imprenditoriale in Paesi che, sino a ieri, gli investitori stranieri consideravano privi di attrattiva. Una svolta che fa riflettere. “Le industrie del futuro che avranno la meglio – conclude Ross – sono quelle che lasceranno le redini del controllo centralizzato favorendo l’iniziativa e la libera impresa. Quelle che offriranno pari opportunità di lavoro alle donne, e che metteranno l’innovazione e la digital trasformation fra le priorità nell’agenda di governo.