Autore: Daniel Priestley

Editore: ROIEdizioni, 2018, pp. 190 € 19.00

Genere: saggio sulla imprenditorialità

Chiave di lettura: puntare sugli asset di qualità per far crescere l’impresa.

Frasi-chiave: “Il mio proposito è codificare il modo in cui le aziende si espandono, diventano ricche, superano la prova del tempo e diventano luoghi in cui è bello lavorare. La risposta è contenuta in questo libro. Ci sono 24 asset di cui un’azienda ha bisogno per crescere, e questo inestimabile ecosistema produce sviluppo, solidità e appagamento”.


 

Non occorrono molte pagine per scrivere un gran libro. Ne è la prova Le 24 chiavi della crescita di Daniel Priestley, un imprenditore che, a soli ventuno anni, ha fondato la sua prima società. E da lì, la scalata al successo non si è mai arrestata. Nel Regno Unito, in Australia, negli Stati Uniti, a Singapore, ha fatto nascere e poi venduto aziende dai fatturati promettenti. Dal fare impresa ha imparato molto e, ciò che non sapeva, lo ha chiesto ai colleghi: “Ho parlato con migliaia di imprenditori e ho cercato di entrare in sintonia con le loro difficoltà e frustrazioni. Il modello dei 24 asset che ho messo a punto è emerso dopo centinaia di incontri con i miei clienti per risolvere problemi e fronteggiare avversità”. Con un approccio tipicamente induttivo (dall’esperienza alla teoria) ha costruito un modello pragmatico che aiuta a capire cosa fa di un’impresa un’impresa di successo. La chiave  è tutta in questa parola magica e misteriosa, asset, ovvero: “Qualunque cosa renda unica l’azienda che sia capace di continuare generare valore, anche in assenza di una particolare persona”. Una risorsa digitale, ad esempio, rispetta in pieno questa descrizione. “Se vi trovaste su un’isola deserta, il valore degli asset della vostra azienda rimarrebbe inalterato; se aveste accesso a uno smartphone, le risorse digitali sarebbero a portata di dita”.

Gli strumenti digitali sono importanti, oggi ne esistono di ogni tipo e per ogni esigenza: “Ma questi – sottolinea Priestley – non funzionano se voi non li collegate ai vostri asset. Gli strumenti sono a disposizione di tutti, mentre gli asset della vostra azienda sono unici”. Un’azienda con asset eccellenti può usare strumenti elementari e, tuttavia, ottenere risultati eccellenti. Mentre un’azienda che disponga di tutti gli strumenti disponibili, ma senza niente da dire, non ha speranze. “Viviamo in un’era in cui saranno gli strumenti a trovare voi, se i vostri asset sono abbastanza buoni”. Dunque il lavoro dell’imprenditore, secondo Priestley, consiste anzitutto nel creare asset di qualità, solo successivamente nel cercare degli strumenti per farli risaltare. Ma quali sono gli asset da cui dipende il successo dell’impresa? Priestley li suddivide in 7 categorie, in ciascuna s’innestano tre o quattro asset fondamentali, la somma totale fa 24. Le macro-categorie sono le seguenti: 1) asset di proprietà intellettuale, 2) asset di brand, 3) asset di mercato, 4) asset di prodotto, 5) asset di sistema, 6) asset culturali, 7) asset finanziari. Ma attenzione: non è il singolo asset a creare il valore dell’azienda, il valore si crea nell’ecosistema. “Per creare il massimo valore, un’azienda ha bisogno di un ecosistema di asset che funzionino tutti a un livello eccellente. Ciò permette di proteggere l’azienda. I  concorrenti potranno riuscire a copiare uno o due elementi del vostro modello, ma è  difficile copiare il vostro ecosistema”.

Questo insieme di asset non era mai stato codificato prima, assicura Priestley,  e ciò rende ancora più pregevole questo piccolo grande libro dal linguaggio semplice e immediato, che riesce a catturare dalla prima all’ultima pagina, a farci entrare nella mente e nei processi decisionali dell’imprenditore svelando le trappole che si annidano nelle loro scelte, specie quelle dettate dal guadagno facile, dal redditto passivo e dalla visione di breve termine che tanta influenza ha avuto sulla crisi che stiamo attraversando. Ma è anche un libro concreto, pragmatico, essenziale (uno dei migliori della collana ROI) da tenere a portata di mano quando il super lavoro ci sovrasta; è allora che occorre rinfrescare la memoria ricordando ciò che conta davvero: “La chiave della vostra crescita futura – sottolinea Priestley – non è lavorare ancora più sodo, ma sviluppare asset di qualità”.