Organizational Culture Design (Guerini) – Changemaker (Ayros)
ORGANIZATIONAL CULTURE DESIGN
Serena Leonardi, Martina Rossi, Eleonora Valé
Guerini Next
pp.245 € 25,00
Articolo di Raul Alvarez
r.alvarez@inalto.it
Dal mito di Edgard Schein a un nuovo paradigma
Quando nel 1986 uscì in Italia Le imprese come culture (ISEDI) a cura di Pasquale Gagliardi, un nuovo orizzonte si aprì nella consulenza organizzativa. L’antropologia introduceva una variabile affascinante nell’analisi del successo o insuccesso nei cambiamenti organizzativi: la cultura aziendale. I consulenti più tradizionalisti storsero il naso: “Come si fa a cambiare qualcosa che nemmeno si vede?” sostenevano, convinti che solo ciò che si misura abbia valore. Nel 1990 l’editore Guerini tradusse Cultura d’azienda e Leadership di Edgar Schein. Per rigore scientifico e solidità metodologica, quell’opera segnò uno spartiacque, e per trent’anni è rimasta il punto di riferimento ineguagliabile sul tema, riducendo paradossalmente la ricerca di nuove strade.
L’innovazione del Design applicato alla cultura aziendale
Organizational Culture Design appena uscito da Guerini Next, ridimensiona il mito di Schein senza tuttavia metterlo da parte. Lo integra invece ad un originale framework che gli autori chiamano Employee Experience Radar: Un aggiornamento metodologico per l’analisi delle culture organizzative che trova nel Service Design e Design Thinking una proficua fonte d’ispirazione. Il risultato è un libro solido sul piano metodologico, approfondito, pragmatico, generoso nell’illustrare gli strumenti di design, particolarmente efficaci per l’indagine della cultura aziendale.
Strumenti concreti e nuove prospettive
Il volume contiene alcune parti dedicate alla teoria, utilissime per comprendere il paradigma di riferimento delle autrici, e tanta esperienza sul campo che dimostra come gli strumenti di Organizational Culture Design si siano rivelati efficaci nell’intercettare “qualcosa che non si tocca con mano” ma che, tuttavia, ha un profondo impatto sul business. Il libro illustra 7 tools specificandone caratteristiche e modalità d’uso, esplora modelli tratti da altri studi. Particolarmente interessante il Cultural Design Canvas ideato da Gustavo Razzetti e il Dilemma Test. Nel libro troverete anche distinzioni metodologiche fondamentali per un’analisi accurata del tema, come la rilettura del change management in chiave di change engagement che rimarca il passaggio dal cambiamento top-down a quello open source, co-costruito con i lavoratori. E ancora, lo spostamento di focus: dall’approccio centrato sui processi (funzionale) a quello centrato sulle esperienze (funzionale ed emozionale). Infine, un accurato repertorio di case history che conferisce concretezza al metodo mostrandone la versatilità.
Destinatari ideali del libro
Organizational Culture Design rappresenta un punto d’arrivo importante: un nuovo paradigma per comprendere più a fondo le culture organizzative e coglierne le radici per progettare cambiamenti sostenibili. E’ uno dei libri di management più originali e importanti usciti quest’anno. Lettura irrinunciabile per HR, responsabili DEI, consulenti organizzativi e formatori che vogliono andare oltre i modelli tradizionali. Ideale per chi opera in contesti di trasformazione aziendale dove l’approccio top-down si è rivelato insufficiente e cerca nuovi strumenti per attivare processi più partecipativi ed efficaci. Organizational Culture Design è uno di quei rari casi in cui un paradigma consolidato può fare davvero un salto di qualità, lasciandosi contaminare da metodologie provenienti da ambiti diversi quali il Design.
CHANGEMAKERS
Alex Budak
Ayros
pp.245 € 25,00
Quando il management diventa ispirazione
Portare un libro di management in ferie? Non se ne parla . Significherebbe non smettere di lavorare! Preoccupazione legittima. Ma c’è un ma. Dipende dal libro. Quello di Alex Budak, docente di Changemaker e changemaker lui stesso, fondatore di StarComeGood, organizzazione che ha aiutato persone provenienti da 50 Paesi a raccogliere milioni di dollari per avviare e ampliare nuove iniziative di cambiamento, è una lettura fuori dal comune, vivace, interessante, seria ma non seriosa. Un invito a guardare oltre il presente perché il cambiamento non si ferma mai, e non può trovarci impreparati.
Ma come si diventa changemaker? La risposta la troverete nelle storie ricche d’ispirazione raccolte in questo libro. Esperienze diverse accomunate da curiosità a guardare oltre sé stessi, coraggio di sfidare lo status quo, resilienza nel rialzarsi dopo un fallimento. E ancora, una leadership orientata al servizio (Servant leadership), una visione a lungo termine e una solida etica. C’è chi crede che i changemaker siano persone irraggiungibili. Non cadete in questo tranello, sostiene Budak che per formarli ha fondato una scuola. “Chiunque può diventare un changemaker – assicura – partendo dalla posizione in cui ci si trova, che sia uno stagista, un collaboratore esterno o CEO non importa”. Non occorre inseguire modelli inarrivabili. L’importante è che ognuno sia changemaker a modo proprio “Il mondo non ha bisogno di cloni. Ha bisogno di voi, in un modo che sia fedele a voi stessi, e che faccia la differenza che siete desinati a fare”
Changemaker, eroi del quotidiano
Quelli raccontati da Budak non sono Superman, sono eroi del quotidiano. Una commessa di Walmart che ha combattuto una battaglia per ottenere un congedo parentale equo per tutta l’azienda. Un legale mosso da un senso di giustizia in lotta per difendere i membri più deboli della società. Un’infermiera che ha sfidato l’autorità dei medici, impedendo loro di interrompere di continuo le colleghe impegnate a dosare un farmaco ad un paziente. Una distrazione, questa, che può rivelarsi letale. Come riuscirci? Anziché rimproverare i medici ed entrare in conflitto, o indurre le infermiere a non dar loro ascolto durante il dosaggio di un farmaco, ha creato una nuova regola. “Quando un infermiere prepara i farmaci deve indossare un giubbotto giallo neon luminoso con la scritta NON INTERROMPERE stampata sul retro, segno che è impegnato in un compito delicato che richiede massima attenzione”. A volte può bastare una nuova norma per ottenere un’innovazione salva vite. Di storie come queste ne troverete molte nel libro, tutte ricche di ispirazione.
Dal Canvas alla pratica: gli strumenti del changemaker
Ma Changemaker non è solo un libro di belle storie. Ha anche un solido impianto metodologico e una serie di tools da sperimentare sul campo. Come il Changemaker index che esplora cinque dimensioni (Consapevolezza, Mentalità, Leadership, Azione, Efficacia), il Quoziente di rischio, i pilastri della fiducia (Fiducia in sé, negli altri, guadagnare la fiducia degli altri). E soprattutto il Changemaker Canvas, dove l’autore raccoglie tutti i concetti-chiave disseminati nelle varie storie e li suddivide in sei sezioni da seguire step by step nel proprio viaggio per divenire un changemaker: Vision, Opportunità, le 4 S del cambiamento, Azione, Comunità e Approccio. Per ciascun elemento fornisce “istruzioni per l’uso” e conclude mostrando un’esempio di applicazione dove i nodi della sua metodologia vengono al pettine, mostrandone tutto il potenziale.
Si arriva all’ultima pagina con la voglia di riprenderne la lettura per tenere a mente le lezioni apprese mettendole subito in pratica, e non solo sul lavoro. Perché, come sostiene Budak, si può essere changemaker in ogni ambito della vita.