Title Image

Basta lavorare così (Bompiani) – La rivoluzione silenziosa (Egea)

Basta lavorare così (Bompiani) – La rivoluzione silenziosa (Egea)

LA RIVOLUZIONE SILENZIOSA

Paolo Iacci

Egea

pp.150 € 19,90

Recensione di Raul Alvarez

r.alvarez@inalto.it

Viviamo un’epoca di trasformazioni radicali che investono ogni dimensione della nostra esistenza: politica, tecnologica, economica, sociale. Accanto a questi cambiamenti dirompenti, Paolo Iacci invita a osservare una rivoluzione più sottile, ma non meno significativa: quella “silenziosa” che attraversa il mondo del lavoro, generando demotivazione, perdita di significato e un profondo senso di estraneità. L’autore traccia un parallelo illuminante tra le rivoluzioni degli anni ’70 e quelle attuali. Se entrambe mettono in discussione sistemi consolidati, la differenza è sostanziale: “I movimenti degli anni ’70 erano collettivi, guidati da ideali politici e sociali ben definiti. Oggi il cambiamento avviene invece a livello individuale”. Non esiste più un’ideologia unitaria che guidi questa trasformazione; si tratta piuttosto di una risposta pragmatica e frammentata alle dinamiche di un mercato più fluido.

Un nuovo contratto psicologico

La contrattazione psicologica tra lavoratore e azienda oggi avviene senza intermediazione. I professionisti negoziano il proprio valore attraverso competenze e adattabilità, non più tramite contratti collettivi o azioni di massa. Questo ha portato a un ribaltamento dei rapporti di forza: i lavoratori con competenze altamente specializzate detengono una nuova forma di potere, sono loro a valutare l’azienda e a dettare le condizioni. Iacci analizza con acume sociologico le manifestazioni concrete di questa rivoluzione. Nel recruitment emergono fenomeni fino a ieri impensabili, come il ghosting – candidati che dopo una selezione spariscono nel nulla o neoassunti che non si presentano il primo giorno di lavoro. Iacci suggerisce di spostare l’attenzione dal welfare all’engagement, per costruire una connessione emotiva profonda tra collaboratore e organizzazione.

 Tecnologia e nuove frontiere organizzative

Il libro esplora le sfide e le opportunità dello smartworking internazionale che abbatte le barriere geografiche nell’accesso ai talenti. Particolare attenzione è dedicata alla comunicazione interna nei processi di change management, dove il silenzio organizzativo rappresenta il nemico più insidioso. Ma l’intelligenza artificiale sta già rivoluzionando questi processi attraverso chatbot intelligenti, personalizzazione dei contenuti e strategie predittive. La formazione evolve verso modelli di microlearning e gamification, mentre il benessere psicologico – identificato come priorità assoluta dalle ricerche HR più recenti – diventa elemento cruciale per la sostenibilità organizzativa a lungo termine.

 Leadership e valori umani

Tra le numerose strategie analizzate, Iacci recupera una lezione di leadership dal mondo militare: “Alla mensa dei marines, gli ufficiali mangiano per ultimi, solo dopo essersi assicurati che la truppa abbia ricevuto quanto necessario”. Un principio semplice ma rivoluzionario per affrontare il silenzio organizzativo e costruire fiducia. La domanda cruciale è però: quanti leader aziendali saranno disposti a rinunciare a parte del proprio potere per un bene collettivo? Le organizzazioni che prospereranno saranno quelle capaci di costruire spazi autentici di dialogo, incentivare il coinvolgimento e riconoscere il valore umano oltre la mera performance.

 Una riflessione necessaria

La rivoluzione silenziosa solleva interrogativi fondamentali sul futuro del lavoro. Iacci ci ricorda che “il successo non è più solo nei numeri, ma nel far sentire le persone parte di un progetto più grande”. In un mondo dove il senso di comunità si è frammentato e l’individualismo domina, questo libro rappresenta un invito pressante a ripensare radicalmente il patto tra organizzazioni e persone. Per manager e studiosi del tema, quest’opera offre non solo un’analisi lucida del presente, ma strumenti concreti per navigare una trasformazione che, seppure silenziosa, sta ridefinendo i fondamenti stessi del lavoro. E se fosse proprio la bistrattata Generazioni Z, con la sua esuberanza, a metterla in atto?

 

 BASTA LAVORARE COSÌ

Silvia Zanella

Bompiani

pp.219 € 18,00

Silvia Zanella, già autrice de Il futuro del lavoro è femmina (Bompiani), responsabile della collana Voci del lavoro nuovo (Franco Angeli), con questo nuovo libro affronta un tema a lei caro. Lo ha vissuto dall’interno, lavorando per diverse multinazionali. E dall’esterno, come consulente e formatrice. “Ho avuto la fortuna di trovarmi dove succedevano le cose e godere così di un osservatorio privilegiato dove potevo sentire entrambe le campane. Le ho ascoltate quotidianamente. I social network mi hanno inoltre permesso di sviluppare ulteriori reti di relazioni e di ascolto per fiutare l’aria che tirava”.

Le 8 leve dei comportamenti tossici

Attingendo alla sua esperienza personale. accompagnata da solidi dati di ricerca, Zanella ha concepito un libro che porta a ripensare il lavoro in una chiave più umana, più sana, più sostenibile. Primo passo, sfatare il pregiudizio che i giovani non hanno voglia di lavorare. La voglia ce l’hanno, eccome! Semmai ciò che rifiutano sono modelli culturali e prassi lavorative obsolete. La sua analisi individua otto frasi generatrici di comportamenti tossici che avvelenano la vita delle persone e delle organizzazioni. L’autrice le ha caratterizzate con espressioni che le rendono immediatamente riconoscibili. Chi non ha mai sentito pronunciare battute come: 1) “Io sono il mio lavoro” (la questione identitaria). Zanella ricorda che noi non siamo il nostro curriculum, che le nostre identità sono molteplici ed emergono contemporaneamente, sul lavoro o al di fuori”. 2) “Mettiamo le persone al centro” o “Siamo una grande famiglia” (la questione dei valori). Stop. “I datori di lavoro non sono la nostra famiglia. Riconoscere gli sconfinamenti aiuta a settare meglio i nostri desiderata come persone”. Quanto alle cosiddette persone al centro, spesso le ritroviamo nel sottoscala. 3) “Siamo tutti utili, nessuno è indispensabile” o “Ringrazia che hai un lavoro (la questione della felicità); hai intenzione di fare figli? Qui fuori ho la fila (la questione dell’etica e del potere). ecc.

Le giuste domande

Frasi che sanno di naftalina. Perché allora ritirarle fuori? Per quattro ragioni, spiega l’autrice: 1) perché mai come oggi la misura è colma; 2) perché in questi due decenni è aumentata la consapevolezza delle persone e l’indisponibilità ad accettare atteggiamenti irrispettosi e svalutanti, 3) perché nel mercato del lavoro sta entrando una generazione che disconosce questi modi di essere e di lavorare; 4) perché stanno sfumando i confini fra gli spazi, fra i tempi e i valori personali e professionali, e bisogna capire se la scelta fra “Il lavoro o la vita” abbia ancora ragione d’esistere. Ciascuna delle otto frasi tossiche ispira un capitolo ricco di casi e domande sottili, quali ad esempio: perché non si può equiparare un’azienda a una famiglia? I miei valori riflettono quelli dell’azienda? E un eventuale mio disallineamento, per me rappresenterebbe un problema? Di cosa è fatto un buon lavoro? E cosa intendiamo per felicità in azienda, considerato che ciascuno ha parametri e aspettativi diverse in merito?  Quanto è legittimo demandare la ricerca della propria felicità a un datore di lavoro? Domande che raramente le persone si pongono, impegnate come sono a cercare risposte, che tuttavia finiscono per essere errate proprio perché non guidate da giuste domande.

 Un libro riflessivo e pragmatico

Basta lavorare così si chiude con due checklist per costruire un nuovo equilibrio fra vita e lavoro. La prima ad uso dei lavoratori, l’altra delle aziende. Un libro brillante, apparentemente leggero, in realtà solido e necessario, si legge d’un fiato, ma invita a soffermarsi a riflettere, e trova nel libro di Paolo Iacci il suo complemento e complemento.